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Autore Il labirinto del fauno di G.DelToro
Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 06-12-2006 18:07  
Sul fatto che la maggior parte di noi sogna di essere "creatore" credo sia una sacrosanta verità ed ammetto che spesso possa creare degli effetti di distorsione nella percezione del film (almeno per quanto mi riguarda).

Sul fatto della favola nera posso anche essere d'accordo e in effetti non mi sono soffermato sulle incongruenze narrative proprio in virtù di questo accostamento alla parte cosìdetta reale che in realtà sembra più un racconto gotico.

Quello che contesto al film, è l'assoluta indipendenza dei due binari (favola dark e racconto gotico) che non mi permette di esorcizzare la rappresentazione della violenza, anzi mi trasmette una voglia di farmi giustizia da sè (il che non lo reputo un sentimento positivo) e fa precipitare il mio io infantile nel buio di un mondo dei grandi che mi è sempre più distante.

Mi rendo conto che questo giudizio è gravemente inficiato dalla mia percezione soggettiva o meglio dalla mia volontà di essere creatore, ma purtroppo la sensazione che ho avuto uscito dalla sala è stata quella di un grande peso nello stomaco.
Ed è su questa pesantezza che ho imbastito la mia recensione, la mano di Del Toro mi è sembrata pesante in rappporto alle aspettative del film

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 06-12-2006 18:25  
Devo chiudere, torno (quasi) subito.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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DiTraverso

Reg.: 02 Gen 2006
Messaggi: 409
Da: Bruino (TO)
Inviato: 06-12-2006 20:29  
quote:
In data 2006-12-06 18:07, Schizobis scrive:
Sul fatto che la maggior parte di noi sogna di essere "creatore" credo sia una sacrosanta verità ed ammetto che spesso possa creare degli effetti di distorsione nella percezione del film (almeno per quanto mi riguarda).

Sul fatto della favola nera posso anche essere d'accordo e in effetti non mi sono soffermato sulle incongruenze narrative proprio in virtù di questo accostamento alla parte cosìdetta reale che in realtà sembra più un racconto gotico.

Quello che contesto al film, è l'assoluta indipendenza dei due binari (favola dark e racconto gotico) che non mi permette di esorcizzare la rappresentazione della violenza, anzi mi trasmette una voglia di farmi giustizia da sè (il che non lo reputo un sentimento positivo) e fa precipitare il mio io infantile nel buio di un mondo dei grandi che mi è sempre più distante.

Mi rendo conto che questo giudizio è gravemente inficiato dalla mia percezione soggettiva o meglio dalla mia volontà di essere creatore, ma purtroppo la sensazione che ho avuto uscito dalla sala è stata quella di un grande peso nello stomaco.
Ed è su questa pesantezza che ho imbastito la mia recensione, la mano di Del Toro mi è sembrata pesante in rappporto alle aspettative del film


Cazzo se quoto, anch'io intendevi dire questo.
Sembrano due film completamente diversi
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Papa', tu sei come Babbo Natale e Topolino messi insieme: cosi' incantevole e cosi' finto...". (da "Big fish")

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 06-12-2006 22:58  
quote:
In data 2006-12-06 18:07, Schizobis scrive:
Sul fatto che la maggior parte di noi sogna di essere "creatore" credo sia una sacrosanta verità ed ammetto che spesso possa creare degli effetti di distorsione nella percezione del film (almeno per quanto mi riguarda).

Sul fatto della favola nera posso anche essere d'accordo e in effetti non mi sono soffermato sulle incongruenze narrative proprio in virtù di questo accostamento alla parte cosìdetta reale che in realtà sembra più un racconto gotico.

Quello che contesto al film, è l'assoluta indipendenza dei due binari (favola dark e racconto gotico)



Ma il primo binario non è una favola dark, ma è dura realtà che si contrappone al sogno, e che pure lo alimenta, segno di una innegabile interconnessione, di continui "scambi" (per restare alla metafora ferroviaria). Una realtà di lupi, quelli veri, degli incubi, non delle favole infantili "emancipatrici" (peraltro Il Labirinto è una favola per adulti), di una umanità già morta benchè viva, destinata a soccombere di fronte all'arte, che è proprio quando sembra morta seguita a vivere nel sogno che trasfigura e riscatta dalla prosaica realtà della vita, qui crudele e criminale per ovvie e più che legittime ragioni narrative, nelle contrapposizioni usuali, irrinunciabili e dicotomiche dei sempre ricorrenti elementi favolistici. Di questo abbiamo già parlato. Se non si parte da questa che a mio avviso rappresenta un'ipotesi plausibile, oltre ciò che apparentemente sembra, ai significati testuali, più o meno scontati, a cascata i derivanti giudizi potrebbero apparire sfocati. Ma siamo qui per parlarne. Io per dire che la struttura di questo film - tutt'altro che capolavoro o che possa vantare chissà quale merito sul piano della rivoluzione dei linguaggi cinematografici - vanta un'alta cifra stilistica, un buon tratto di originalità ed audacia (e qui il regista rischia di essere frainteso, abituati come siamo a fruire un cinema "fantastico" più rassicurante e piano sul fronte dei significati e dei linguaggi.., che non ci sono poichè sacrificati alla logica dell'effetto speciale e spettacolare) per quanto riguarda lo script.


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[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 06-12-2006 alle 23:02 ]

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ines49

Reg.: 15 Mag 2004
Messaggi: 376
Da: PADOVA (PD)
Inviato: 06-12-2006 23:29  
Bella questa storia (favola?) crudele eppure tenera, avvincente e coinvolgente.
Ma perchè non poteva avere un finale meno tragico?

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 06-12-2006 23:31  
quote:
In data 2006-12-06 18:07, Schizobis scrive:
Quello che contesto al film, è l'assoluta indipendenza dei due binari (favola dark e racconto gotico) che non mi permette di esorcizzare la rappresentazione della violenza, anzi mi trasmette una voglia di farmi giustizia da sè (il che non lo reputo un sentimento positivo) e fa precipitare il mio io infantile nel buio di un mondo dei grandi che mi è sempre più distante.



Ma la favola serve anche a scatenare l'istinto represso, far saltare ogni convenzione morale che riguarda la vita reale e non l'arte. I bambini sono crudelissimi, anche noi adulti e quando torniamo bambini, "regrediamo" nella'arte (nota il virgolettato)... Naturalmente il tempo di una visione.., vorremmo farci giustizia da soli (è l'identificazione, quanto di meglio possa capitarci al cinema), poi si è adulti ed equilibrati, quindi si torna ai pensieri positivi, al bene e al male, quando l'arte è aldilà del bene e del male. Temere questo potrebbe significare che si resiste al messaggio dell'arte, che si cerca di riportarlo sul piano prosaico della vita, malata di moralismi. Nella "favola" di del Toro, c'è quell'odioso fascistone criminale (anche caricato, esagerando i toni, anche se coincide con i reali orrori della guerra civile spagnola) che mi verrebbe voglia di ucciderlo.., bene, e chi se ne frega se sia giusto o sbagliato, positivo o negativo, morale o immorale? Come diceva Bunuel, il cinema non è forse lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni (dell'inconscio?) Resta pur sempre, una volta tornati "in vita", il libero arbitrio, la responsabilità.

quote:
[i]Mi rendo conto che questo giudizio è gravemente inficiato dalla mia percezione soggettiva o meglio dalla mia volontà di essere creatore, ma purtroppo la sensazione che ho avuto uscito dalla sala è stata quella di un grande peso nello stomaco.
Ed è su questa pesantezza che ho imbastito la mia recensione, la mano di Del Toro mi è sembrata pesante in rappporto alle aspettative del film




Pertanto ritengo che un atteggiamento del genere sia molto condizionante ai fini di un giudizio crtitico che potrebbe essere offuscato dal messaggio testuale, letterario, morale. Aspetti che nel film di del Toro non trovano riscontro.
Cercherei di capire quale sia la ragione vera del tuo peso sullo stomaco. Se si tratta di disgusto per la visione, beh, allora è tutto chiaro nella tua legittima ottica; se invece il film ti è piaciuto, nonostante i limiti da te evidenziati, questa pesantezza potrebbe corrispondere ad un tuo coinvolgimento inconscio cui hai posto eccessiva resistenza. Ma è un buuon segno, basta con i film di platica con gli happy and consolatori... Poi non vorrei mettermi a fare pscicologia spicciola...


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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 06-12-2006 23:57  
non ho letto la discussione in corso per non esserne influenzato, mi dispiace se mi troverò a ripetere cose già dette. Occhio agli spoiler


Il Labirinto del fauno è un film che parla di tantissime cose, che si svolge su molteplici livelli, che affronta svariati argomenti. Al punto tale che probabilmente, per un’eccessiva stratificazione di senso, l’ultimo film di Del Toro passerà in sordina, tra indifferenza e incomprensione.

Il regista dà vita a una complicatissima operazione (riuscita solo parzialmente), costruendo un testo che affastella piani semantici e narrativi, andando a lavorare più per sottrazione che per accumulo in un terreno che vede nella ridondanza la strada più percorsa ed abusata.

Si incrociano e si incastrano due piani narrativi apparentemente ben distinti, ma che si confondono e si mescolano più di quanto ad un primo sguardo potrebbe apparire. Entrambi ruotano attorno ad una bambina, Ofelia, che raggiunge al fronte con la mamma incinta il secondo marito di questa, il capitano Vidal. Da qui si dipana il primo livello visivo/interpretativo, quello di uno scenario crudo e non consolante della Spagna della guerra civile, palcoscenico su cui il capitano Vidal, interpretato da Sergi Lopez, troneggia, tra atrocità di vario genere ed esecuzioni sommarie, che Del Toro giunge a far ‘sentire’ epidermicamente, ma di cui elide (quasi) sempre l’atto cruento. Scenario che reca seco semplificazioni storico/politiche che sono in qualche modo funzionali alla narrazione: l’esigenza di un fulcro negativo attorno al quale imperniare il proprio senso di giustizia, il sentimento di lotta, l’affetto spezzato. Perché nella dicotomia Vidal/cattivo-repubblicani/buoni nascono e muoiono tutti i comprimari del film, sodali con la piccola Ofelia e con la madre, che porta avanti una difficile gravidanza. Per cui è pur vero, come nota Adriano De Carlo, che siamo in presenza di “un film antifranchista che non tiene conto che il franchismo ha traghettato, che piaccia o no, la Spagna in un presente democratico e progressita”, è pur vero che l’appendice finale ci presenta una banda ‘rossa’ vittoriosa in un anno, il ’44, che è stato contrassegnato dagli ultimi rastrellamenti e dalle ultime stroncature senza appello della resistenza interna. Ma si deve sottolineare che, pur nella molteplicità dei richiami ad un’attualità spagnola che oggi come ieri si ritrova più che mai polarizzata, il primo piano scenico del film non può essere, in nessun modo, slegato dal secondo.

La piccola Ofelia si ritrova, infatti, a vivere in un mondo che non è quello che ha sempre percepito e conosciuto. Si ritrova di qua, sbalordita e intimorita da fate, strane creaturine ancestrali, boschi, palazzi e antri da fiaba. Da fiaba è anche il suo mentore (e mentitore?), un fauno, non meglio definita creatura che si colloca tra lo splendido e il mostruoso. Così come tra queste due dimensioni è sospeso il ‘di là’ della bambina, lacerato tra l’affetto per la propria mamma e per il fratellino nascituro, e la paura/odio verso l’aguzzino Vidal.

Il lato, per così dire, fantastico, non soffoca mai quello concreto e reale, al punto che, tramite ellissi e silenzi, i due piani scenico-interpretatitivi si vanno ad integrare in modo speculare ed armonico. Non si comprende, dunque (volutamente) a che livello collocare il mondo fantastico di Ofelia: se omogeneamente congruente al resto della diegesi filmica, piuttosto che come semplice evasione da una realtà che soffoca e che calza stretta. Poco importa infine, perché la mamma di Ofelia non si salva nonostante gli sforzi, anche se, forse, solo immaginari, di una bambina che lotta con tutte le forze per non restare sola di fronte all’ostilità del mondo, e che da sola si troverà a combattere per salvare il piccolo fratellino, sia dalle grinfie umanissime di Vidal, esaltato dalla retorica del blasone e della perpetuazione del nome, e da quelle ritorte e sinuose di un fauno il cui scopo (a livello di senso e di narrazione) non ci è dato modo di svelare, frutto dell’ennesima costruzione/sottrazione operata dal regista, sempre abile a spostarsi dal piano narrativo a quello visivo, facendo coincidere i due livelli armonizzandoli.

Del Toro si rispetta fino in fondo, disegnando un finale fuori dalle righe, mostrando la morte, la disfatta, della piccola Ofelia, vincitrice per aver salvato il piccolo innocente, perdente per non aver saputo affrontare con decisione e coraggio, se non nell’ultimo capitolo della sua breve vita, nessuna delle due avventure: quella della fata, del fauno, e del labirinto magico, e quella, altrettanto contortamente complicata, della vita.

Emerge quindi, nell’insieme, una notevole stratificazione e una complessità che va al di là di un primo, elementare impatto. Il difetto principale imputabile alla pellicola è quello di riuscire a muoversi per lo più orizzontalmente, limite dovuto anche (ma non solo) alla complessità del linguaggio adottato, e nel non riuscire a scandagliare quanto meritava la verticalità dei temi sollevati, frutto anche del lavorio incessante di elisione e di sottrazione che il regista assume come propria posizione etico-programmatica di fronte alla propria pellicola. Che va ad espandersi caleidoscopicamente per un territorio vasto e multiforme, ma che spesso si limita a sollevare una questio, non offrendone (provocatoriamente) orizzonte alcuno di soluzione.


pubblicata anche qui
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 07-12-2006 01:07  
quote:
In data 2006-12-06 23:57, Petrus scrive:
Per cui è pur vero, come nota Adriano De Carlo, che siamo in presenza di “un film antifranchista che non tiene conto che il franchismo ha traghettato, che piaccia o no, la Spagna in un presente democratico e progressita".



Una mierda! Scusa Pietro, lo dico in spagnolo, credendo di interpretare il sentimento di tanti miei amici spagnoli, ed il mio, che non amano la fantapolitica e che pensano che lo stesso processo di traghettamento.., sarebbe avvenuto presumibilmente (era già avvenuto, si sarebbe concretizzato se avessero avuto tempo) anche con il governo repubblicano (LEGITTIMAMENTE ELETTO DAL POPOLO IN LIBERE E VALIDE ELEZIONI!) se non fosse stato abbattutto dal nazifascista in maniera violenta e criminale (grazie anche alla complicità ed appoggio della ricca borghesia terriera, dei latifondisti, del clero, ecc). E sarbbe avvenuto senza dover pagare il prezzo di una feroce dittatura, di quell'oceano di sangue che si è inutilmente versato. Il "revisionismo" tra un po' ci porterà anche a dire che "per cui è pur vero..." anche per Hitler...

Poi magari torno sui contenuti più propriamente filmici, ma da quel che ho rapidamente letto mi sembra che la tua rece renda abbastanza giustizia all'effettivo valore di questo film, non perfetto ma vibrante e tonico.
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follettina

Reg.: 21 Mar 2004
Messaggi: 18413
Da: pineto (TE)
Inviato: 07-12-2006 01:34  
molti lo paragonano ai lavori di burton? (mi riferisco a cio che diceva gatsby nel suo primo post)
a mio parere no!!
contiene spoiler!
premetto che il film mi è piaciuto tantissimo!
in certi punti ho creduto che il fauno fosse cattivo, che stesse facendo fare quelle prove alla bambina e aspettare la luna piena per portare di nuovo alla luce qualcosa di malvagio..
anche il fatto di mettere quella radice sotto il letto... credevo che fosse qualcosa per far si che il bimbo nel grembo morisse...
ecco xkè sono stata entusiasta del finale, appunto perchè era completamente diverso da come mi apettavo!

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 07-12-2006 08:46  
Basta l'esempio dell'omicidio del cacciatore di conigli per dimostrare come
a)la violenza sia gratuita (è un passaggio narrativo creato ad hoc)
b) il film non ruota attorno ad Ofelia (che di questa storia non ne viene a sapere nulla)

Non capisco quindi come si possa dire che si lavori per sottrazione. Il film più volte perde di vista la sua protagonista, cercando solo l'occhio di uno spettatore che quel tipo di villenza la capisce fin da subito, e che è invece ridondante. Il film dovrebbe girare intorno ad Ofelia ed invece in più circostanze gira intorno a Vidal(altri esempi?degli inseguimenti e sparatorie nella foresta, scene durate 3/4 minuti, Ofelia non ne s nulla, così come del medico che si reca dai ribelli...Tutti elementi che on vengono solo fatti percepire, ma proprio raccontati e seguiti didascalicamente. Ofelia di tutto questo che ne sa?).
Così facendo quel parallelismo Reale/Fantastico non è più centro, ma parte di uno dei due centri (Ofelia e Vidal). Ecco perchè lo ritengo un film squilibrato e per certi versi sconclusionato. E questo senza dire di come la parte reale sia più fantastica del fantastico, eliminando qualsiasi attinenza con la reale tirannia franchista.
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 07-12-2006 10:07  
quote:
In data 2006-12-07 01:07, AlZayd scrive:
quote:
In data 2006-12-06 23:57, Petrus scrive:
Per cui è pur vero, come nota Adriano De Carlo, che siamo in presenza di “un film antifranchista che non tiene conto che il franchismo ha traghettato, che piaccia o no, la Spagna in un presente democratico e progressita".



Una mierda! Scusa Pietro, lo dico in spagnolo, credendo di interpretare il sentimento di tanti miei amici spagnoli, ed il mio, che non amano la fantapolitica e che pensano che lo stesso processo di traghettamento.., sarebbe avvenuto presumibilmente (era già avvenuto, si sarebbe concretizzato se avessero avuto tempo) anche con il governo repubblicano (LEGITTIMAMENTE ELETTO DAL POPOLO IN LIBERE E VALIDE ELEZIONI!) se non fosse stato abbattutto dal nazifascista in maniera violenta e criminale (grazie anche alla complicità ed appoggio della ricca borghesia terriera, dei latifondisti, del clero, ecc). E sarbbe avvenuto senza dover pagare il prezzo di una feroce dittatura, di quell'oceano di sangue che si è inutilmente versato. Il "revisionismo" tra un po' ci porterà anche a dire che "per cui è pur vero..." anche per Hitler...





avrei da ridire ma sostanzialmente non mi interessa
volevo semplicemente sottolineare come è anche possibile darne una lettura politica (da qualsiasi lato la si voglia affrontare), ma che sarebbe limitato ad un film che presenta un a complessità infinitamente maggiore
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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 07-12-2006 10:08  
quote:
In data 2006-12-07 08:46, gatsby scrive:
Basta l'esempio dell'omicidio del cacciatore di conigli per dimostrare come
a)la violenza sia gratuita (è un passaggio narrativo creato ad hoc)
b) il film non ruota attorno ad Ofelia (che di questa storia non ne viene a sapere nulla)

Non capisco quindi come si possa dire che si lavori per sottrazione. Il film più volte perde di vista la sua protagonista, cercando solo l'occhio di uno spettatore che quel tipo di villenza la capisce fin da subito, e che è invece ridondante. Il film dovrebbe girare intorno ad Ofelia ed invece in più circostanze gira intorno a Vidal(altri esempi?degli inseguimenti e sparatorie nella foresta, scene durate 3/4 minuti, Ofelia non ne s nulla, così come del medico che si reca dai ribelli...Tutti elementi che on vengono solo fatti percepire, ma proprio raccontati e seguiti didascalicamente. Ofelia di tutto questo che ne sa?).
Così facendo quel parallelismo Reale/Fantastico non è più centro, ma parte di uno dei due centri (Ofelia e Vidal). Ecco perchè lo ritengo un film squilibrato e per certi versi sconclusionato. E questo senza dire di come la parte reale sia più fantastica del fantastico, eliminando qualsiasi attinenza con la reale tirannia franchista.




ti ho risposto già nel mio blog su questo
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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 07-12-2006 11:10  
ho sbgaliato nel fare accenno all'omicidio del medico, volevo intendere quello del ribelle torturato.
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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 07-12-2006 13:17  
quote:
In data 2006-12-06 23:31, AlZayd scrive:
quote:
In data 2006-12-06 18:07, Schizobis scrive:
Quello che contesto al film, è l'assoluta indipendenza dei due binari (favola dark e racconto gotico) che non mi permette di esorcizzare la rappresentazione della violenza, anzi mi trasmette una voglia di farmi giustizia da sè (il che non lo reputo un sentimento positivo) e fa precipitare il mio io infantile nel buio di un mondo dei grandi che mi è sempre più distante.



Ma la favola serve anche a scatenare l'istinto represso, far saltare ogni convenzione morale che riguarda la vita reale e non l'arte. I bambini sono crudelissimi, anche noi adulti e quando torniamo bambini, "regrediamo" nella'arte (nota il virgolettato)... Naturalmente il tempo di una visione.., vorremmo farci giustizia da soli (è l'identificazione, quanto di meglio possa capitarci al cinema), poi si è adulti ed equilibrati, quindi si torna ai pensieri positivi, al bene e al male, quando l'arte è aldilà del bene e del male. Temere questo potrebbe significare che si resiste al messaggio dell'arte, che si cerca di riportarlo sul piano prosaico della vita, malata di moralismi. Nella "favola" di del Toro, c'è quell'odioso fascistone criminale (anche caricato, esagerando i toni, anche se coincide con i reali orrori della guerra civile spagnola) che mi verrebbe voglia di ucciderlo.., bene, e chi se ne frega se sia giusto o sbagliato, positivo o negativo, morale o immorale? Come diceva Bunuel, il cinema non è forse lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni (dell'inconscio?) Resta pur sempre, una volta tornati "in vita", il libero arbitrio, la responsabilità.

quote:
[i]Mi rendo conto che questo giudizio è gravemente inficiato dalla mia percezione soggettiva o meglio dalla mia volontà di essere creatore, ma purtroppo la sensazione che ho avuto uscito dalla sala è stata quella di un grande peso nello stomaco.
Ed è su questa pesantezza che ho imbastito la mia recensione, la mano di Del Toro mi è sembrata pesante in rappporto alle aspettative del film




Pertanto ritengo che un atteggiamento del genere sia molto condizionante ai fini di un giudizio crtitico che potrebbe essere offuscato dal messaggio testuale, letterario, morale. Aspetti che nel film di del Toro non trovano riscontro.
Cercherei di capire quale sia la ragione vera del tuo peso sullo stomaco. Se si tratta di disgusto per la visione, beh, allora è tutto chiaro nella tua legittima ottica; se invece il film ti è piaciuto, nonostante i limiti da te evidenziati, questa pesantezza potrebbe corrispondere ad un tuo coinvolgimento inconscio cui hai posto eccessiva resistenza. Ma è un buuon segno, basta con i film di platica con gli happy and consolatori... Poi non vorrei mettermi a fare pscicologia spicciola...






Beh non saprei rispondere a questa tua domanda, cioè se mi è piaciuto o meno.
Ho apprezzato la parte fantastica ed il modo molto mobile e accattivante di utilizzare la mdp nelle scene d'azione, la fotografia e la luce che tendono a creare un effetto deformante, al limite del grottesco.
Non ho apprezzato per niente la rappresentazione della violenza (fisica e psicologica) non perchè la condanni a priori, ma perchè ingiustificata, al limite del gratuito, non supportata da una trama etica consistente. Lo scollamento tra la parte "neorealista" e quella "fantasy" riflette questo progressivo allontanamento tra estetica ed etica.
Questa netta separazione ti togle qualsiasi punto di riferimento nei parametri di giudizio e rimani con il tuo inconscio rivoltato come un guanto.
Non si tratta della necessità di un happy end consolatorio, si tratta della impossibilità a legare insieme due corpi estranei tra loro, intrapiantabile e che collidono non solo dal punto di vista figurativo ma anche narrativo.
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True love waits...

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 07-12-2006 13:28  
quote:
In data 2006-12-07 10:07, Petrus scrive:
quote:
In data 2006-12-07 01:07, AlZayd scrive:
quote:
In data 2006-12-06 23:57, Petrus scrive:
Per cui è pur vero, come nota Adriano De Carlo, che siamo in presenza di “un film antifranchista che non tiene conto che il franchismo ha traghettato, che piaccia o no, la Spagna in un presente democratico e progressita".



Una mierda! Scusa Pietro, lo dico in spagnolo, credendo di interpretare il sentimento di tanti miei amici spagnoli, ed il mio, che non amano la fantapolitica e che pensano che lo stesso processo di traghettamento.., sarebbe avvenuto presumibilmente (era già avvenuto, si sarebbe concretizzato se avessero avuto tempo) anche con il governo repubblicano (LEGITTIMAMENTE ELETTO DAL POPOLO IN LIBERE E VALIDE ELEZIONI!) se non fosse stato abbattutto dal nazifascista in maniera violenta e criminale (grazie anche alla complicità ed appoggio della ricca borghesia terriera, dei latifondisti, del clero, ecc). E sarbbe avvenuto senza dover pagare il prezzo di una feroce dittatura, di quell'oceano di sangue che si è inutilmente versato. Il "revisionismo" tra un po' ci porterà anche a dire che "per cui è pur vero..." anche per Hitler...





avrei da ridire ma sostanzialmente non mi interessa
volevo semplicemente sottolineare come è anche possibile darne una lettura politica (da qualsiasi lato la si voglia affrontare), ma che sarebbe limitato ad un film che presenta un a complessità infinitamente maggiore




Infatti la notazione politica - a mio avviso da rigettare totalmente, con la forza della ragione suffragata dall'esperienza e dalla storia - non c'entra nulla con il film che, pur nella sua complessità, non prospetta minimamente tale scenario. Tu ne hai parlato, io ho risposto. E se non sei più interessato all'argomento, per quanto mi riguarda possiamo chiudere anche qui.

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